Nel 2015 un ingegnere, titolare di partita iva come libero professionista, ha costituito con altri soci una società a responsabilità limitata attiva nel medesimo settore. Nel 2016 la società ha acquistato l'ufficio sede della società e nel 2019, a seguito di un investimento, un immobile abitativo (quindi immobile patrimonio) poi concesso in locazione a terzi. Dalla costituzione della Srl, l'ingegnere in questione (che è amministratotore unico della medesima) ha fatturato tutte le proprie prestazioni mediante la società stessa relegando alla posizione individuale di libero professionista sporadiche operazioni marginali.
Ora la società di ingegneria si ritrova a non poter dedurre l'ammortamento relativo all'immobile patrimonio, così come le spese condominiali, le assicurazioni, l'IMU e le spese di manutenzione e questo è assolutamente sconveniente dal punto di vista fiscale. Interpellato un Notaio sul punto ritiene che la soluzione migliore sia quella di impostare una operazione di scissione proporzionale dell'attività operativa lasciando gli immobili nella attuale Srl che, a quel punto modificherebbe la propria attività da studio di ingegneria a immobiliare di gestione. Tale operazione è tuttavia molto costosa.
Qualora l'ingegnere, a decorrere dal 01.01.2021, riprenda a gestire l'attività mediante la propria partita iva individuale spostando quindi di fatto l'attività operativa dalla attuale Srl (produttiva di reddito di impresa) alla sfera libero professionale (produttiva di reddito di lavoro autonomo), lasciando quindi i soli immobili nella Srl e realizzando nella sostanza una scissione dell'attività, potrebbe incorrere in una presunzione di cessione d'azienda (o ramo di essa) oppure - visto che il passaggio si realizza da impresa a lavoratore autonomo e non da impresa a impresa - questa ipotesi è da escludersi?