La dichiarazione del fratello del legale rappresentante della società cliente resa alla Guardia di Finanza sui compensi professionali versati in nero all’avvocato legittima l’accertamento al professionista per i redditi non dichiarati. Nel processo tributario, infatti, sono utilizzabili le dichiarazioni di terzi rese al di fuori del giudizio, mentre la prova presuntiva può essere rappresentata anche da un solo indizio, a patto che sia grave e preciso. È inutile poi che il giudice del merito chieda all’amministrazione finanziaria riscontri in termini di documenti, ad esempio la fotocopia degli assegni, laddove l’Agenzia delle entrate contesta compensi in nero, dunque versati in contanti.
Lo ha stabilito la Cassazione con l’ordinanza 21249 del 24 luglio 2025, con cui ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate.