Legittima la condanna per concorso nel reato di dichiarazione infedele per il commercialista quando ha a disposizione tutti gli elementi conoscitivi sulla reale situazione patrimoniale della società cliente e dunque per rendersi conto che le denunce fiscali non corrispondono al vero. Il concorso nel reato del cliente si configura per la frazione di condotta ascrivibile al professionista che offre all’assistito i consigli sui mezzi giuridici in grado di ottenere il risultato voluto e dunque contribuisce a perseguire il fine specifico dell’evasione delle imposte. Pesa sulla condanna il cospicuo compenso incassato dal consulente fiscale, che dunque non si limita a inoltrare le dichiarazioni al fisco.
Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza 1028 del 10 gennaio 2025 con cui ha rigettato il ricorso di un professionista.