Legittimo l’accertamento con indagini finanziarie a carico del commerciante che si limiti a dedurre la corrispondenza tra i versamenti recuperati a tassazione e gli importi dichiarati a bilancio. A parte la mancata considerazione dei proventi incassati con Pos, manca infatti l’analiticità della prova contraria richiesta dalla norma ed avallata dalla giurisprudenza di legittimità.
Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con l’ordinanza n. 15538 del 21 luglio 2020, ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate.